NAPOLI – «È un errore considerare l’emergenza criminalità a Napoli soltanto da un punto di vista sociale. Si tratta, invece, di una questione che va affrontata anzitutto dal punto di vista delle politiche di sicurezza, anche attraverso misure drastiche come la militarizzazione dei quartieri a più alto rischio».
Lo afferma Antonio Graziano, responsabile Sanità del Forum Italiano dell’Export e ceo di Rigenera – HBW.
«Il barbaro omicidio di Giovanbattista Cutolo – continua – è la testimonianza di come siano saltati tutti i parametri di una convivenza, seppur complessa, tra la Napoli che produce, quella perbene, quella che ha dei valori e dei principi, con la Napoli che vede solamente nella violenza e nella sopraffazione gli unici strumenti per l’affermazione personale. Quando si parla di un recupero delle aree disagiate dobbiamo purtroppo prendere atto che queste sono sotto il controllo di delinquenti che hanno sostituito, in tutto e per tutto, la presenza dello Stato».
«È anzitutto lo Stato, con la sua presenza, che deve impadronirsi nuovamente di questi territori. Le forze dell’ordine, l’esercito e le forze armate sono strumenti necessari per le opere di “bonifica”. Purtroppo, l’idea che basti soltanto il potenziamento delle strutture didattiche per strappare alla strada, e alla carriera del crimine, intere generazioni è una pia illusione. Bisogna affrontare il tema anzitutto dal punto di vista del controllo delle città. Ben vengano blitz in stile alto impatto come quelle di Caivano, di qualche giorno fa, e quella dei Quartieri Spagnoli di ieri» sottolinea Graziano.
«Bisogna abbandonare, e lo dico da napoletano che vive e lavora al Nord, l’idea che se ci sono queste sacche di malavita, di violenza e di sopraffazione, la colpa sia della società che non è riuscita a proporre a questi soggetti dei modelli alternativi. Pensare che un giovane che guadagna 1000 euro al giorno, gestendo una piazza di spaccio o facendo il killer, possa trovare interesse per un lavoro onesto è soltanto un’utopia che non ha alcun fondamento nella realtà. Lo Stato ha il compito supremo di mantenere la sicurezza e l’ordine. Abbandoniamo una volta per tutte questa visione giustificazionistica e perdonistica per i criminali e iniziamo anche a rivedere le leggi con cui affrontare questa emergenza» rileva.
«In proposito ritengo illuminante quanto affermato dal professor Carmelo Quattrone, urologo al policlinico Vanvitelli: “Quanti ragazzi subiranno una coltellata o un colpo di pistola dipenderà da come lo Stato deciderà di reagire alla violenza. Se scegliere ancora la retorica, “Si costerna, s’indigna, s’impegna poi getta la spugna con gran dignità” oppure decidere di punire chi è difficile punire. Escludere chi non vuole partecipare. Multare chi non paga. Allontanare chi avvelena”».
Conclude Graziano: «È necessario abbassare l’età imputabile e iniziare a trattare i killer minorenni non come ragazzi che hanno commesso un errore ma come soggetti a perfetto titolo inseriti nel contesto criminale. Un contesto in cui hanno vissuto e in cui prosperano. Ripeto, lo Stato ha il compito e il dovere di tutelare i cittadini perbene. Se la criminalità vuole lanciare una sfida ad ampio raggio allo Stato, cercando di prendere il predominio, è giusto che esso risponda con tutta la forza che ha a disposizione», conclude il ceo di Rigenera – HBW.