MILANO – Nasce oggi l’intelligenza artificiale che accorcia le distanze tra le aziende e i loro dipendenti grazie alla sinergia tra due giovani realtà innovative: Indigo.ai, che utilizza intelligenza artificiale e assistenti virtuali per aiutare le imprese a comunicare con gli utenti, e Hacking Talents, nata per fornire a persone e aziende che vogliono posizionarsi o riposizionarsi nel mondo del lavoro l’accesso agli strumenti migliori per farlo.
In un contesto di great resignation creato dalla pandemia, in cui sono 500.000 le dimissioni volontarie registrate solo tra aprile e giugno del 2021 dal Ministero del Lavoro, uno strumento tecnologico capace di supportare le aziende ad ascoltare, comprendere e analizzare le conversazioni con i propri lavoratori potrebbe essere proprio il punto di svolta per arginare la situazione che si è creata a partire dall’esplosione del Covid-19.
Attraverso una semplice chat, disponibile sui diversi canali di comunicazione interna infatti, i dipendenti avranno la possibilità di fare domande – principalmente in modalità anonima – su vari ambiti legati alla vita aziendale e al loro benessere professionale: dai percorsi di carriera al funzionamento dei processi interni, dai servizi welfare ai benefit messi a disposizione dal datore di lavoro (troppo spesso sconosciuti alla maggioranza del personale), dalla possibilità di segnalare eventuali situazioni di insoddisfazione lavorativa, necessità psicologiche, burnout – sino alla denuncia di situazioni di mobbing o molestie.
L’azienda avrà a disposizione una tecnologia flessibile, adatta a supportare il dipartimento HR indipendentemente dalla dimensione aziendale e dal settore. La soluzione di Indigo.ai e Hacking Talents permetterà alle imprese di fornire pronte risposte ai propri dipendenti, grazie all’intelligenza artificiale sarà anche in grado di raccogliere e analizzare dati preziosissimi sul tipo di necessità del proprio personale e sulle domande più frequenti, avrà la possibilità di interpretare l‘insoddisfazione dei dipendenti e di colmare il gap che le ricerche recenti individuano (dati McKinsey) tra le motivazioni reali che spingono le persone a cambiare e le convinzioni maturate dai datori di lavoro e attivare le giuste leve per trattenere i talenti migliori. Tutto questo grazie a tecnologie di deep learning che, applicate al linguaggio naturale, sono in grado di comprendere le informazioni nel testo o nella voce in maniera completamente automatica e permettono di portare insights e statistiche anonime ai vertici delle società, dando loro il modo di prendere sempre le migliori decisioni possibili partendo dai dati, quindi in maniera davvero inclusiva. In questo modo l’impresa potrà avere una fotografia reale e sempre aggiornata dei propri dipendenti e indirizzare nel modo migliore i propri investimenti, aumentando la retention e diminuendo l’insoddisfazione e i casi di abbandono del posto di lavoro. Dopo aver implementato la soluzione, le aziende che intendono utilizzare gli insights per ottimizzare l’esperienza dei propri collaboratori potranno lavorare con gli esperti di Hacking Talents per interpretare i dati e migliorare gli indicatori relativi all’engagement interno, alla comunicazione semplice, al benessere sul lavoro e alla capacità di ascolto, in base alle sfide uniche di ogni realtà aziendale.
“Grazie alla collaborazione con Hacking Talents abbiamo intercettato una necessità del mondo delle grandi aziende: quella di conoscere davvero i bisogni delle persone che lavorano all’interno dei propri team – dichiara Gianluca Maruzzella, Co-founder e CEO di Indigo.ai. – Sempre di più infatti le imprese cercano di comunicare con i clienti reali e potenziali, attraverso chatbot e assistenti virtuali che rispondano immediatamente, 24 ore su 24, e in maniera puntuale, alle loro domande. Ma questi strumenti non erano ancora stati usati per analizzare un’altra importantissima faccia della medaglia di ogni azienda: il personale. Oggi, grazie a questa partnership le imprese italiane avranno a disposizione un assistente virtuale tra i più avanzati sul mercato, capace di assistere i dipendenti e restituirne all’azienda una visione chiara.”
“Hacking Talents nasce proprio con l’intento di supportare le persone ad evolvere dal punto di vista professionale – aggiunge Federica Pasini, Co-founder e CEO di Hacking Talents. – Dall’ascolto dei loro bisogni e di quelli delle imprese ci siamo resi conto che spesso ciò che manca non è la volontà di venirsi incontro, ma la capacità di creare un dialogo costante e un flusso di informazioni chiare. Oggi è possibile, attraverso uno strumento digitale semplice, alla portata di tutte le generazioni. Poter dunque ascoltare in maniera scalabile i bisogni delle proprie persone aiuta molto ad abbattere i bias, basando le decisioni apicali su dati e trend misurati realmente. Fornire una tecnologia capace di ascoltare, comprendere e analizzare le conversazioni tra un lavoratore e l’azienda senza instillare giudizi è proprio il punto di svolta che molte corporate stanno cercando in questi mesi in cui i talenti (specialmente quelli più giovani) decidono di dare le dimissioni.”
La partita della produttività del Paese si gioca infatti sulla capacità delle aziende di capire e includere le nuove generazioni. Secondo un’indagine di Aidp, l’Associazione per la direzione del personale, la fascia d’età che maggiormente ha dato le dimissioni in questi ultimi anni è quella dei 26-35enni, che rappresenta il 70% del campione, seguita dalla fascia 36-45 anni. I motivi più ricorrenti che hanno spinto alle dimissioni sono la ripresa del mercato del lavoro (48%), la ricerca di condizioni economiche più favorevoli in altre aziende (47%) e l’aspirazione ad un maggior equilibrio tra vita privata e lavorativa (41%). In particolare, il 25% dei giovani ha sottolineato la voglia di dare un nuovo senso alla propria vita, oltre al lavoro, e un altro 20% ha spiegato le dimissioni con un clima di lavoro negativo interno all’azienda.