MILANO – La pandemia da Covid-19 ha stravolto perfino la cerimonia di consegna dei premi Nobel, organizzata a Stoccolma da oltre un secolo nel giorno della morte del fondatore Alfred Nobel. Si terrà infatti domani, 10 dicembre, ma in modalità esclusivamente virtuale e in assenza dei vincitori, che saranno chiamati a ritirare i prestigiosi riconoscimenti presso l’ambasciata svedese del Paese in cui risiedono o l’istituzione in cui lavorano.
Mai come quest’anno abbiamo preso coscienza del potenziale distruttivo di quelle invisibili entità biologiche chiamate virus. Non sorprende quindi il Premio Nobel per la Fisiologia o la Medicina 2020 venga conferito a Harvey J. Alter, Michael Houghton e Charles M. Rice per la scoperta di un altro virus: quello dell’epatite C. Identificandolo, i tre vincitori hanno dato un contributo straordinario alla lotta contro una condizione cronica che causa cirrosi e tumore al fegato ed è responsabile, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), di circa 71milioni di casi nel mondo e circa 400mila vittime all’anno.
Una scoperta rivoluzionaria, come tutte quelle che, a partire dalla prima edizione nel 1901, si sono viste assegnare il riconoscimento. Nell’ultimo secolo, la medicina ha fatto passi da gigante e, inevitabilmente, ci sono però altrettante ricerche e intuizioni che, pur avendo cambiato il corso della storia, non hanno mai ricevuto l’ambito premio: Top Doctors® (www.topdoctors.it), azienda specializzata in servizi tecnologici per la sanità privata, come telemedicina, ricerca e selezione del miglior specialista, prenotazione e pagamento delle visite, ne ha individuate cinque:
1. Effetti nocivi del fumo
Il primo a indicare nero su bianco la correlazione tra fumo e tumori è stato Richard Doll, un epidemiologo e fisiologo britannico. Un vero e proprio pioniere, che pubblicò il suo primo studio sull’argomento già nel 1950. Non ha mai ricevuto il premio Nobel, sebbene sia impossibile stimare quante persone abbia allontanato dal fumo grazie la sua scoperta.
2. Tecniche rianimatorie
Le tecniche rianimatorie in caso di morte improvvisa hanno fatto passi da giganti negli anni ’50 del secolo scorso. Cruciale il contributo dell’ingegnere statunitense William Kouwenhoven, noto anche come il “Padre della Rianimazione Cardiopolmonare”, per i suoi studi sugli effetti delle sollecitazioni elettriche sull’attività cardiaca, sugli strumenti per la defibrillazione e sulle tecniche per il massaggio cardiaco esterno.
3. Terapia di reidratazione orale
La terapia di reidratazione orale è una modalità di reintroduzione dei fluidi, utilizzata per prevenire e trattare la disidratazione, soprattutto a causa della diarrea: ha permesso di salvare milioni di vite, specialmente in Paesi in via di sviluppo. Fondamentali, per lo sviluppo di questa terapia, le intuizioni del fisiologo americano David Nalin, sviluppate lavorando in Bangladesh a fine anni ’60.
4. Clorpromazina
È stata sintetizzata per la prima volta l’11 Dicembre 1951 da Paul Charpentier, mentre l’anno successivo Henri Laborit (1952), chirurgo e fisiologo dell’esercito francese, è stato il primo a riconoscere le sue potenzialità in psichiatria. Nessuno dei due ha “vinto” il Nobel, eppure la clorpromazina è stata di fatto il primo farmaco efficace contro le psicosi, dando un contributo significativo alla chiusura dei manicomi.
5. Pillola anticoncezionale
Il primo a proporre l’utilizzo di ormoni a scopo anticoncezionale è stato, nel 1931, il ginecologo austriaco Ludwig Haberlandt, ma l’idea fu completamente ignorata dalla comunità scientifica. Soltanto nel 1958 i biologi Gregory Goodwin Pincus, John Rock e Celso Garcia sperimentarono con successo la prima pillola, che fu commercializzata negli USA due anni dopo, segnando l’inizio di una potentissima rivoluzione socioculturale.
Questo excursus nel passato testimonia che la medicina e la scienza procedono a tutta velocità: impossibile prevedere cosa ci riserveranno in futuro. La speranza di Top Doctors® e del mondo intero non può però che essere di veder premiata, all’edizione 2021 dei Nobel, la cura definitiva per la sindrome da Covid-19.