ROMA – Il progetto “marGnet”, Mapping and recycling of marine litter and ghost nets on the sea-floor, coordinato dall’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche di Venezia (Cnr-Ismar) ha messo a punto un prototipo portatile capace di trasformare, a un costo contenuto, i rifiuti plastici presenti in mare in carburante per imbarcazioni, attraverso un processo di pirolisi a basse temperature ossia un processo chimico che decompone i materiali mediante calore e in assenza di agenti ossidanti. Il progetto vede un partenariato costituito dal Blue World Institute (Lussino, Croazia), Sintol S.r.l. (Torino), Laguna Project s.n.c.(Venezia) e TechneProjects S.r.l. (Padova).
“Il grande vantaggio di questo processo è dato dalla possibilità di utilizzare il rifiuto marino recuperato dai fondali senza necessità di particolari pretrattamenti, che di fatto minano la sostenibilità economica delle soluzioni di riciclaggio di tipo meccanico tentate finora a livello internazionale”, spiega Fantina Madricardo, ricercatrice del Cnr-Ismar e coordinatrice del progetto.
A partire dal 2019 sono state avviate le prime sperimentazioni in due siti pilota dell’Adriatico settentrionale: la laguna di Venezia, in Italia e l’arcipelago di Cherso e Lussino, in Croazia. Le attività prevedono il monitoraggio e la quantificazione dei rifiuti depositati sui fondali per procedere poi, ove possibile, al recupero e al riciclo chimico. Dal prototipo messo a punto – realizzato alla fine del 2019 dalla società Sintol – sono stati ricavati tre tipi di carburante: un carburante leggero e di alta qualità, che può essere utilizzato come materia prima per la produzione di nuovi polimeri vergini, il gasolio marino – principale carburante target del progetto –, e olio combustibile intermedio.
“I primi test effettuati su campioni rappresentativi di rifiuti marini provenienti dalla laguna di Venezia sono stati positivi ed incoraggianti. La resa in carburante è stata in genere superiore al 50% in peso e l’analisi del combustibile ha mostrato buoni risultati in termini di qualità del prodotto ottenuto. Anche le analisi preliminari sulle emissioni di gas che avvengono durante il processo sono state particolarmente positive poiché non è stata identificata alcuna sostanza inquinante” osserva la ricercatrice Cnr-Ismar. “Nei prossimi mesi verranno eseguiti ulteriori test per consolidare i risultati iniziali e raccogliere indicazioni utili per il miglioramento del processo in caso, per esempio, di presenza di elevate quantità di poliammidi nel materiale di partenza che tende a far abbassare sensibilmente la resa in carburante. Inoltre, campioni di carburante sono stati inviati a laboratori specializzati per verificarne la corrispondenza con gli standard tecnici ISO 8217 per i carburanti marini al fine di garantire il rispetto delle normative in termini di prestazioni del motore delle imbarcazioni e di protezione ambientale. Alla fine di questa fase di controllo, il gasolio marino prodotto sarà consegnato ad alcune cooperative di pescatori (principali destinatari del prodotto) che lo testeranno e forniranno utili feedback per perfezionare, se necessario, il processo di produzione”, conclude Madricardo.
Il progetto – finanziato dal Fondo Europeo per gli Affari marittimi e la Pesca attraverso l’Agenzia Europea per le Piccole e Media Imprese (EASME/EMFF) – vuole porre le basi di una filiera ecosostenibile per la gestione dei rifiuti che inquinano le nostre acque, capace di superare le normative che ostacolano la realizzazione sul territorio nazionale di impianti industriali di pirolisi alimentati dai rifiuti marini, e riuscire così a chiudere il ciclo del recupero delle plastiche.