MILANO – Il Covid-19 ha profondamente rivoluzionato la nostra quotidianità e anche le imprese si sono trovate a fronteggiare condizioni e provvedimenti che ne hanno radicalmente stravolto l’operatività fino, nella maggior parte dei casi, alla sospensione dell’attività stessa.
Ma la tenacia e l’estro dell’imprenditoria italiana sono noti per essere spesso più forti delle avversità e, anche in questa drammatica situazione, determinazione, senso di responsabilità e generosità possono diventare i fattori chiave dai quali ripartire. È il caso di Rimat, azienda umbra di Bastia, che, dopo una consolidata esperienza nel settore della produzione e commercializzazione di indumenti e accessori in ambito professionale, ha accolto l’invito del Governo Italiano a riconvertire la propria produzione, adattandola alla realizzazione di mascherine protettive, fondamentale presidio per contrastare la diffusione del Covid-19.
È nato così il progetto #faccetricolori che, al rispetto delle necessarie conformità, aggiunge un tocco di stile tutto italiano, ispirandosi alle inconfondibili scie delle amatissime Frecce Tricolori. “Lo abbiamo fatto – afferma Nazzareno Scopetti, titolare della Rimat – per dare un futuro alle nostre competenze e professionalità, con il sincero desiderio e orgoglio di contribuire a rafforzare il senso d’appartenenza alla nostra comunità nazionale; non a caso le mascherine riportano i colori della bandiera italiana e sono veicolate con l’hashtag #faccetricolori”.
La mascherina #faccetricolori, fabbricata con tessuto 100% cotone canvas, di alta qualità, idrorepellente e certificato come idoneo al contatto con la pelle, nasce come risposta a una crescente domanda di protezione individuale durante i necessari spostamenti da casa al lavoro, al supermercato etc. #faccetricolori rispetta l’ambiente ed è meno dispendiosa per l’utilizzatore potendo essere lavata con acqua tiepida e un detergente neutro o sanificata con una soluzione idroalcolica al 60%, per poi riutilizzarla.
Il progetto non dimentica la solidarietà, anzi ne fa il proprio punto di partenza. “Siamo già in contatto – conclude Scopetti – con alcuni amministratori locali e ambiti sociali, civili e lavorativi che rappresentano i settori più esposti all’emergenza Covid-19, ai quali doneremo i primi lotti di produzione”.