FERRARA – Una ‘vasca’ sotterranea piena di materiali risalenti al cinquecento, anche affascinanti ceramiche, nuove scoperte come i mattoni ‘anneriti’ che testimoniano la distruzione prodotta dalla guerra di Ferrara o Guerra del Sale (1482). Sono alcune delle scoperte a cui sta portando il progetto “Che delizia, Belfiore!”, progetto di archeologia – partecipata da scuole e volontari del Gruppo archeologico ferrarese – sostenuto con circa 40mila euro dall’Amministrazione comunale e che a settembre vedrà partire la fase due, con una nuova campagna di scavi sulle tracce dell’antica delizia estense che era posta a nord della città (inizialmente esternamente alle mura medievali poi inglobata nell’addizione erculea), prima di scomparire dalle planimetrie cittadine nella prima metà del seicento, probabilmente a causa dell’incendio del 1632. Il progetto è stato presentato ieri a palazzo Municipale. A dare il benvenuto agli studenti è stata l’assessore Dorota Kusiak che, nel salutare i giovani, ha parlato di “progetto trasversale, di ampio respiro, modello per coinvolgimento ed efficacia”. Al centro dell’incontro ci sono stati gli interventi degli stessi studenti, giunti a decine, che nei mesi scorsi hanno lavorato nell’area tra le attuali vie Orlando Furioso e Giacomo Leopardi, realizzando scavi, rilievi, lavori in classe, approfondimenti sui reperti. “Il tema di fondo che abbiamo sviluppato è il rapporto con le radici, il legame con Ferrara e il suo territorio, per rinsaldare la coscienza delle bellezze del territorio e per approfondire la conoscenza della delizia di Belfiore, purtroppo scomparsa. Abbiamo appreso come lavora un archeologo, tra documentazione, rimozione e pulizia”, hanno detto.
Al loro fianco proprio gli archeologi Maurizio Molinari, Flavia Amato e Marco Bruni, coordinati dalla dottoressa Chiara Guarnieri della soprintendenza. La stessa Guarnieri ha sottolineato come, dei due saggi di scavi realizzati, quello più a nord abbia fatto emergere i resti di Belfiore durante la Guerra del Sale. “Sono infatti emersi mattoni segnati dal fuoco. Su questi resti la nostra ricerca ci ha confermato che fu ricostruita la delizia. Trovarne i reperti è stato emozionante”.
Il saggio a meridione ha invece fatto emergere i resti di Ca’ Belfiore, casa dell’ottocento nell’antica campagna, oltre a una trincea, al centro di approfondimenti in corso. E poi frammenti di affreschi, resti di intonaco. Qui inoltre è stato rinvenuto un, cosiddetto, ‘butto’, con materiali di pieno cinquecento di grande fascino e preziose testimonianze. “A settembre – ha annunciato Guarnieri – vorremmo allargare una parte dei saggi 1 e 2, sempre con il coinvolgimento degli studenti”.
In apertura la professoressa Stefania Borini, per il liceo ’Ariosto’, ha posto l’accento sulla “multidisciplinarietà” che, insieme “all’apporto integrato di diverse discipline”, all’”utilizzo di un metodo scientifico”, al “lavoro di gruppo” ha unito diversi valori in un’unica iniziativa. “Una grande sinergia, tra scuole, istituzioni, enti, associazioni e professionisti consentirà di portare alla luce un pezzo di storia. È questo un esempio di come si possa operare nella società civile, anche al di là del percorso scolastico”, ha invece rimarcato il docente Giorgio Rizzoni del liceo ‘Roiti’.
Al progetto partecipano, insieme al Comune, al Gaf e alla soprintendenza, la Provincia di Ferrara, che garantisce le autorizzazioni agli scavi su suolo di proprietà e il proprio patrocinio, e il Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara, che ha realizzato le recinzioni dell’area.