MILANO – Ogni anno in Regno Unito vengono allevati e macellati fino a 77 milioni di pesci, ma molti di più non arrivano nemmeno alla macellazione. Secondo un rapporto dell’ente industriale Salmon Scotland, solo nel settembre 2022 sono morti in Scozia 2,8 milioni di salmoni d’allevamento. Ciò significa che, secondo le stime, ogni anno muoiono in media tra i 20 e i 30 milioni di salmoni sfruttati nell’industria alimentare.
In un nuovo report pubblicato dall’organizzazione per le protezione degli animali $camon $cotland, è emerso che tra gennaio e luglio 2022 l’industria dell’acquacoltura scozzese ha registrato un tasso medio di mortalità cumulativa del 22%, con un salmone o una trota su cinque che muore prima di raggiungere il macello.
Tra i produttori con tassi di mortalità elevati figurano Wester Ross Fisheries, Loch Duart, Mowi Scotland, Scottish Sea Farms e Bakkafrost. Il rapporto ha anche evidenziato un recente picco di mortalità nel 2021 che ha segnato il massimo storico con oltre 30.000 tonnellate di pesci morti negli allevamenti scozzesi.
Secondo il report di $camon $cotland i pesci muoiono prematuramente negli allevamenti per una serie di motivi, tra cui: manipolazione o trasporto violento, cure inadeguate contro i pidocchi, infezioni o malattie infettive e ambienti stressanti. Nonostante l’enorme numero di pesci allevati e uccisi ogni anno in Regno Unito, questi animali ricevono scarsa protezione legale.
A seguito di diverse segnalazioni di pesci con problemi di cattiva salute, nell’ottobre 2022 Animal Equality ha condotto un’inchiesta all’interno di un allevamento gestito dalla società Bakkafrost (ex The Scottish Salmon Company). A settembre, le analisi dell’Ispettorato per la salute dei pesci scozzese hanno mostrato che, durante un periodo di due settimane, oltre 16.000 salmoni sono morti all’interno dell’impianto di acquacoltura di Bakkafrost.
Autoproclamatasi “pioniera dell’acquacoltura”, in un rapporto di sostenibilità del 2021 Bakkafrost ha ammesso di aver registrato un “tasso di sopravvivenza” del 78% nei suoi allevamenti in Scozia. Nel 2022, in alcuni stabilimenti l’azienda ha riportato tassi di mortalità cumulativi del 39%, 42%, 58% e 80%. Vale a dire, in quest’ultimo caso, che quattro pesci su cinque sono morti prima di arrivare al macello.
“I dati non mentono. È innegabile che la mortalità precoce dei pesci sia un problema legato anche a un forte aumento delle malattie infettive tra questi animali, che vengono stipati in vasche sovraffollate in modo innaturale. Con la crescita dell’industria, crescono anche questi problemi. Per porre fine a questa strage silenziosa è quindi necessario fermare lo sfruttamento estremo degli animali allevati nell’industria ittica” afferma Matteo Cupi, Vicepresidente di Animal Equality Europa.
Nel febbraio del 2021, Animal Equality ha pubblicato un’indagine, unica nel suo genere, all’interno di un macello scozzese di salmoni che mostra animali lasciati soffocare sul pavimento, stordimenti impropri e pesci uccisi ancora pienamente coscienti.
In seguito a quanto documentato dal team investigativo di Animal Equality, il Governo scozzese ha annunciato l’introduzione, per la prima volta in assoluto, di ispezioni obbligatorie all’interno dei macelli di pesce del Paese.
“Se consideriamo i pesci uccisi durante la macellazione e quelli che muoiono prima, l’industria ittica del Regno Unito uccide circa 100 milioni di pesci ogni anno. E quel che è peggio è che questa industria è lasciata essenzialmente all’autoregolamentazione, con pochi controlli e leggi ambigue al momento della macellazione” spiega Matteo Cupi.