MILANO – Più della metà degli italiani, il 54% per la precisione, è sicura che la qualità della propria vita sia migliorata grazie al lavoro ibrido, e addirittura il 55% afferma di essere più produttivo. Non solo: il 71,8% pensa che il proprio lavoro possa essere svolto con successo sia da casa che in ufficio, anche se purtroppo solo 1 persona su 4 ritiene che la propria azienda sia organizzata per poter lavorare efficacemente in maniera ibrida.
Sono questi i primi dati che emergono dallo studio Cisco “I dipendenti sono pronti per il lavoro ibrido, e tu?”, realizzato attraverso l’analisi dell’impatto che questa nuova modalità di lavoro influisce sullo stato emotivo, finanziario, mentale, fisico e sociale delle persone, non solo in Italia ma in tutta l’area EMEAR (Europa, Middle East, Africa e Russia).
Secondo la ricerca Cisco – articolata su 44 domande suddivise in 4 aree tematiche: Impatto sulla qualità del lavoro, sul benessere, Dinamica e supporto di lavoro e Cybersicurezza – i miglioramenti del benessere personale sono stati percepiti in egual misura sia in Italia che nell’area EMEAR, anche se quest’ultima con qualche punto percentuale in più.
Impatto sulla qualità del lavoro e sul benessere personale
Il 73,1% degli intervistati italiani ritiene ad esempio che il lavoro ibrido e da remoto abbia migliorato la loro vita e che il tempo trascorso fuori dall’ufficio garantisca l’equilibrio tra lavoro e rapporti privati (71,6% italiani, 75% EMEAR). Le ragioni sono sostanzialmente due: orari di lavoro più flessibili e tempi di pendolarismo ridotti o completamente eliminati. Il 55% degli italiani sostiene di aver risparmiato almeno quattro ore a settimana lavorando da casa, mentre il 19% otto o più ore. E alla domanda su come è stato impiegato il tempo risparmiato nel traffico, il 48% (39% EMEAR) ha risposto “alla famiglia, agli amici e agli animali domestici”. Secondo il 66% ciò indica che il lavoro a distanza ha migliorato le relazioni familiari mentre il 43% riferisce di aver consolidato le relazioni con gli amici.
Risparmio economico
Per tutta l’area geografica presa in considerazione, il lavoro a distanza ha prodotto un risparmio significativo dal punto di vista economico. La percentuale è pressoché la stessa (66% Italia contro 69% EMEAR), con un risparmio medio di circa 125 euro a settimana, che equivale a 6.000 euro all’anno. Secondo il 90% degli intervistati (87% EMEAR) il risparmio maggiore si è visto sul carburante e/o sugli spostamenti, seguiti da una diminuzione delle spese per il cibo e l’intrattenimento (71%). Nove su 10 sono inoltre convinti di poter continuare a risparmiare anche nel lungo periodo, con il 59% (67% EMEAR) che ne terrebbe conto nel momento in cui dovesse cambiare lavoro.
Salute
Lo studio Cisco prosegue considerando anche gli aspetti legati alla salute, dove i dati confermano un sostanziale allineamento fra Italia ed EMEAR. Il 55% degli italiani (59% EMEAR) sostiene di aver migliorato la propria forma fisica con il lavoro a distanza, mentre per il 65% (60% EMEAR) le abitudini alimentari hanno avuto un miglioramento in virtù del lavoro da remoto.
Ed infine: il 78% di tutta l’area geografica presa in considerazione afferma che la possibilità di lavorare da qualsiasi luogo li ha resi più felici e oltre la metà riferisce che il lavoro ibrido ha contribuito a ridurre il loro livello di stress.
Dinamica e supporto di lavoro
Considerati gli evidenti benefici del lavoro ibrido, lo studio mostra che l’85% degli intervistati desidera quindi per il futuro una modalità di lavoro ibrido, un mix di lavoro a distanza e in ufficio. Il 10% delle persone vuole lavorare solo da remoto mentre solo il 5% vuole andare in ufficio a tempo pieno.
Tuttavia c’è incertezza su come i diversi stili di lavoro possano influire sull’inclusione e sull’impegno. Oltre la metà degli intervistati afferma che chi lavora solo da remoto avrà difficoltà a interagire con i propri colleghi (54% in linea con il dato europeo) e con l’azienda (46%), rispetto a chi si alterna tra lavoro da remoto e in ufficio. Inoltre, secondo la ricerca Cisco, la fiducia sarà un elemento critico da gestire per le organizzazioni, sebbene il 69% degli intervistati ritenga che il proprio datore di lavoro si fidi di loro quando lavora da remoto senza mettere in discussione la produttività, e il 51% pensa che i loro colleghi siano affidabili.
Questi dati sottolineano la necessità di una cultura inclusiva per trarre pieno beneficio da un futuro del lavoro ibrido. Secondo il 72% (70% EMEAR) degli intervistati la loro azienda deve cambiare mentalità per sostenere adeguatamente una forza lavoro ibrida, a partire da una maggiore flessibilità nella definizione degli orari di lavoro (51%) e una maggiore attenzione al benessere dei dipendenti e al bilanciamento tra lavoro e vita privata.
In questo contesto la tecnologia continuerà ad essere fondamentale per favorire un futuro con una forza lavoro sempre più diversificata e distribuita. In Italia il 68 per cento dichiara che avere regolarmente problemi di connettività costituisce un forte limite al proprio lavoro a distanza, ed è la stessa percezione che si ha nell’area EMEAR anche se in percentuale decisamente inferiore, 57%. I dati tornano ad allinearsi quando si parla invece di infrastrutture di rete, essenziale per l’84 per cento degli intervistati se si vuole avere un’esperienza di lavoro da casa senza problemi, anche se solo il 59% riferisce di ricevere tale infrastruttura in dotazione dalla propria azienda
Cybersicurezza
Anche la sicurezza informatica gioca un ruolo di primo piano: per il 78% degli intervistati rappresenta un requisito fondamentale per lavorare in modalità ibrida, mentre il 65% (62% EMEAR) afferma che la propria azienda dispone attualmente delle funzionalità e dei protocolli necessari. Solo il 63% (57% EMEAR) ritiene invece che i dipendenti della loro azienda comprendano i rischi informatici legati al lavoro ibrido, e il 68% che i leader aziendali siano consapevoli dei pericoli.