ROMA – Superbonus: famiglie e condomini nel caos dopo lo stop del Governo. Fino ad oggi gli immobili residenziali coinvolti sono 372mila su un totale di circa 12 milioni (3,1%), abbastanza per creare un blocco nel Paese che gli amministratori di condominio stanno cercando di gestire. “È necessario andare in assemblea e dire serenamente ai condomini che non ci sono più le condizioni- spiega Leonardo Caruso, vicepresidente nazionale dell’Associazione Nazionale Amministratori Condominiali e Immobiliari (ANACI)-. Se da un lato ci assumeremo questo impegno sulla base delle scelte governative, dall’altro non è chiaro perché non siamo coinvolti in questa fase di dialogo così delicata. L’amministratore di condominio è la prima linea tra famiglie e imprese in questo pasticcio del Superbonus, non riusciamo a pensare come si possa intervenire sulla riqualificazione del patrimonio immobiliare italiano senza il nostro contributo. Nel caso di blocco dei lavori ci troveremo davanti alla possibilità di numerosi contenziosi giudiziari tra il condominio e i progettisti, sarà essenziale la nostra collaborazione”.
Tra polemiche, favorevoli e contrari alla decisione, infatti, il Governo in questi giorni è a lavoro per cercare delle soluzioni attraverso gli incontri con imprese, banche e associazioni di categoria, dai quali sono esclusi i rappresentanti degli amministratori di condominio.
“Quest’ultimo decreto ha creato grande preoccupazione tra le famiglie – prosegue Caruso-, e gli amministratori di condominio quasi certamente dovranno rifare le assemblee per aggiornare i condomini e in alcuni casi valutare la possibilità di archiviare definitivamente i progetti che avrebbero aiutato a riqualificare molte abitazioni. Le aziende che hanno difficoltà stanno tirando i remi in barca, lo stesso stanno facendo le banche con il blocco dei crediti, l’unica via percorribile in questo contesto è l’arresto totale di qualsiasi progetto”.
Qual è la situazione attuale? “Siamo difronte a 3 situazioni diverse: chi ha già avviato i lavori con deposito della Cilas ante 25 novembre 2022 e può usufruire della detrazione del 110% e dello sconto in fattura, chi ha depositato la Cilas dopo il 25 novembre e non ha ancora avviato i lavori e può usufruire delle detrazione declassata al 90% e dello sconto in fattura e infine chi, alla data del 17 febbraio 2023 non ha ancora depositato la Cilas e, pur potendo usufruire delle detrazioni vigenti, non può avere lo sconto in fattura. Rispettivamente: a.) I cantieri avviati stanno andando a conclusione, o si spera che arrivino a conclusione, seppur facendo fronte al problema del blocco dei crediti, attenuato da quanto riportato dall’art.1 del decreto legge 11 2023 che ha eliminato la responsabilità solidale tra cedente e cessionario in presenza dei documenti elencati nel decreto stesso. b.) I cantieri che sarebbero stati prossimi a iniziare con le Cilas depositate hanno il problema della detrazione declassata permanendo le medesime criticità dello sconto in fattura, seppur ridotte per quanto indicato al punto a c.) per questa casistica ritornano le medesime criticità precedenti al decreto legge 34, e pertanto valutazione della capienza fiscale e anticipazione da parte dei condomini delle spese deliberate”.
In questo contesto si tenga presente che l’Italia ha un patrimonio immobiliare per la stragrande maggioranza costruito prima del 1980, “quindi gli interventi sugli edifici andrebbero pensati a 360 gradi – conclude Caruso- tenendo conto di tutta la struttura dell’edificio: importantissima l’efficienza energetica ma altrettanto importante è la parte che riguarda la sicurezza. Prima ancora di vivere in un condominio che consuma poco bisogna avere la certezza che una casa costruita 60 o 70 anni prima sia ancora strutturalmente idonea e abbia degli impianti sicuri”.