ROMA – Ogni giorno 200.000 bambini nel mondo vanno su internet per la prima volta scoprendo un continente nuovo e pieno di opportunità, ma anche di pericolose insidie. Se le nuove tecnologie hanno migliorato la vita anche dei minori, allo stesso tempo rappresentano un vantaggio per gli sfruttatori e tutti coloro che maltrattano i bambini.
Due dati su tutti emergono dal “Dossier abuso sessuale e pedofilia” (2019) curato da Telefono Azzurro: secondo una stima di Microsoft, ogni giorno vengono scaricate 720.000 immagini rappresentanti abusi sessuali sui bambini. La recente pubblicazione annuale della Internet Watch Foundation evidenzia come lo scorso anno siano stati esaminate 229.328 url, di cui 105.047 di contenuto pornografico: il 23% mostrava violenza o torture sessuali commesse su minori.
«È chiaro che dobbiamo aumentare il nostro impegno nel considerare la sicurezza online dei bambini una priorità su base mondiale» ha detto Ernesto Caffo, presidente e fondatore di Telefono Azzurro, in occasione dell’evento Promoting Digital Child Dignity che si sta svolgendo presso la Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. «Spesso la battaglia contro questi rischi non è uniforme – ha proseguito Caffo – gli stakeholder chiave, le forze dell’ordine, i governi, il quadro giuridico, le aziende, le università, le ONG, le scuole, i genitori e la società civile devono combinare i loro sforzi per delineare un piano collettivo di prevenzione e intervento». Per il fondatore di Telefono Azzurro è importante anche tenere presente quali sono «le opportunità fornite dalle tecnologie digitali e dal loro possibile ruolo nel combattere questi crimini. Per esempio l’intelligenza artificiale può contribuire attivamente a rilevare, individuare e riferire i segni di un abuso o una violenza online».
Numeri in crescita
Secondo i dati diffusi nel rapporto 2019 “Child Online Safety: Minimizing the risk of violence, Abuse and exploitation online”, a cura della “Broadband Commission for Digital Development” , riferiti a 29 Paesi, nel corso del 2017 la permanenza online ha esposto il 56% di bambini in età compresa tra gli 8 e i 12 anni a cyberbullismo, dipendenza da videogiochi, minacce sessuali online ed incontri offline. Lo stesso rapporto pubblica i numeri della INHOPE Foundation, secondo cui il numero di immagini e video illegali caricati online ha subito un incremento dell’83% tra il 2016 ed il 2018.
INHOPE ha anche riferito che il numero di bambini pre-pubescenti (3-13 anni) raffigurati in immagini e video CESEA (Child sexual abuse and exploitation) è aumentato nel 2016 del 56% (122.276) rispetto a tutto il materiale illegale, del 79% (148.041) nel 2017 fino all’89% (233.999) nel 2018.
Va ricordato che nel 2018 l’organizzazione inglese NCMEC ha ricevuto 18,4 milioni di segnalazioni di materiale online di abusi su minori e che il 78% delle immagini CSAM (child sexual abuse material) analizzate dal Canadian Center for Child Protection riguarda bambini al di sotto dei 12 anni di età. Il 63% di queste contiene immagini di bambini minori di 8 anni.
Nel frattempo, anche se i bambini e gli adolescenti rappresentano più di un terzo di tutti gli utenti del web, i giganti di internet continuano a non avere tra le proprie priorità quello di garantire uno standard minimo di sicurezza per i minori.
L’OMS, ogni anno 200 milioni di bambini abusati: se internet non aiuta
Non c’è alcun Paese al mondo che ha una protezione perfetta contro i rischi da abusi online per i bambini. Nemmeno in quelli più evoluti. In altri non ci sono nè le leggi nè le politiche, i sistemi nè le tecnologie necessarie. Secondo l’Oms, ogni anno 200 milioni di bambini subiscono abusi sessuali. E capita sempre più frequentemente che questo abuso si svolga online o venga acquisito e distribuito illegalmente. In questo caso, internet è un fattore di abuso e sfruttamento.
Il database dell’Interpool sullo sfruttamento sessuale infantile contiene oltre 1,5 milioni di immagini e video che riportano collettivamente all’abuso di oltre 19.400 minori.
Nel 2018, la Internet Watch Foundation ha rilevato un aumento del 32% del numero di siti che contenevano immagini CSAM (child sexual abuse material):
• Il 39% delle vittime aveva meno di 10 anni, il 55% aveva tra 11 e 13 anni ed il 5% aveva 14-15 anni.
• Il 78% rappresentava ragazze, il 17% rappresentava ragazzi ed il 4% rappresentava entrambi i sessi
• Il 23% di tutte le immagini CSAM (child sexual abuse material) è stato del tipo più brutale, comprese le immagini di stupro o tortura.
• L’82% di questo materiale è stato rintracciato su siti di hosting di immagini senza o con parziale verifica dell’utente.
La situazione in Italia
Secondo i dati di Telefono Azzurro riguardanti l’abuso sessuale, l’adescamento e la pedopornografia online costituiscono rispettivamente il 7,9’% ed il 5,40% delle richieste di aiuto pervenute nel 2018. Nell’ambito della pedopornografia online, lo scorso anno, sono state registrate 532 denunce e 43 arresti. Dalle complesse operazioni di prevenzione della Polizia di Stato, è scaturita una assidua attività di monitoraggio della Rete, che ha visto coinvolti 28.560 siti internet, di cui 2.077 inseriti nelle black list. Nel corso dell’anno 2018 i siti internet segnalati sono aumentati sino ad arrivare a 33.086, di cui 2.182 inseriti nelle black list. Si conferma la rilevanza del fenomeno dell’adescamento
di minori online che ha registrato 437 casi trattati che hanno portato alla denuncia di 158 soggetti all’arresto di 19.
La responsabilità dei social network
L’associazione britannica National Society for the Prevention of Cruelty to Children (NSPCC), che opera nel campo della protezione dei minori, ha diffuso nel rapporto 2019 “How safe are our children? An overview of data on child abuse online” i numeri dell’esposizione online dei bambini. Secondo i dati, dai 5 ai 15 anni, restano mediamente online 15 ore e 18 minuti a settimana. Il 44% dei minori tra 5 e 15 anni riferisce di possedere uno smartphone ed il 90% dei ragazzi tra gli 11 ed i 16 anni ha un account sui social media (Facebook per il 73% dei casi, Instagram il 65%, WhatsApp il 64%, Youtube il 60%, Snapchat il 57%, Twitter il 36%, Skype il 19%, TikTok il 17%, Twich l’11%, Discord il 7%).
Vivendo in maniera crescente la Rete ed essendo sempre più disposti a fare nuove amicizie sui social network, sfuma ai loro occhi la distinzione tra “online” ed “offline” e cresce, invece, il pericolo di esposizione involontaria a materiale sessuale online (secondo uno studio recente un bambino ed un adolescente su cinque sono incappati involontariamente in materiale con contenuti sessuali durante la navigazione), bullismo, adescamento online, sextortion, revenge porn e sfruttamento sessuale.
Le forme di comunicazione di ultima generazione, del resto, in particolar modo il livestreaming, hanno rafforzato le possibilità di essere vittima di grooming (l’adescamento online).
Una ricerca condotta a Londra da NSPCC con London Grid for Learning sulle scuole primarie ha rilevato che ad un bambino su 20, tra quelli che avevano usato il livestreaming, è stato chiesto di spogliarsi.
I social network, nel corso del tempo, hanno ripetutamente fallito nell’affrontare questi problemi, e la loro riluttanza a farlo in maniera convincente alla fine ha alimentato la scala e l’estensione del fenomeno.
Le piattaforme non sono riuscite ad integrare nella progettazione un adeguato standard di sicurezza. Ed i rischi crescono a dismisura. Per fare un esempio, la recente decisione di Facebook di usare la crittografia end-to end nei suoi servizi di messaggistica renderà solo più facile prendere di mira i bambini per un abuso.
Il sexting, inteso come scambio di foto o video dal contenuto sessuale più o meno esplicito, tramite chat e/o social network, è un altro fenomeno sempre più registrato tra i pre-adolescenti e gli adolescenti.
Una recente metanalisi attesta infatti la presenza del sexting tra la popolazione giovanile intorno al 26%.
I numeri di questo fenomeno sono in rapida crescita: l’organizzazione inglese NSPCC nel 2017 ha registrato un numero record di persone alla ricerca di informazioni e consigli sul fenomeno, con 221.800 pagine visitate e un aumento del 21% rispetto al 2016, assieme ad un concomitante accrescimento delle segnalazioni da parte delle scuole di episodi riferiti allo scambio di contenuti a sfondo sessuale tra gli studenti.
Lo scambio di foto e video può poi rappresentare anche il mezzo attraverso il quale i ragazzi possono essere vittime del fenomeno di adescamento online da parte di un adulto. Sempre l’Organizzazione inglese NSPCC indica che in Inghilterra e nel Galles lo scorso anno sono stati registrati 3.171 casi di grooming.
Secondo l’Office for National Statistics (ONS), i reati sessuali online contro bambini intercettati dalla polizia inglese sono passati da 4.266 nel 2016 a 8.525 nel 2018. Più del doppio. Lo stesso istituto sostiene che questa potrebbe essere una sottostima significativa dei casi reali, viste le differenze di raccolta dei dati e la forte tendenza dei giovanissimi a non chiedere aiuto.
L’accresciuta importanza del dark web è un potente “alleato” per abuso e sfruttamento sessuale online. Secondo uno studio dell’Università di Portsmouth riportato nell’ultimo rapporto “Child online safety” di End Violence Against Children (organizzazione globale che vede tra le sua fila le Nazioni Unite, governi, industrie, campioni e società civile) più dell’80% del traffico su quest’emisfero oscuro di internet è generato da visite a siti che offrono materiale riguardante abusi su bambini. Ed è abbastanza plausibile che sia così, visto che nel dark web gli utenti possono rimanere anonimi e, in molti casi, non sono tracciabili.
Nell’attesa che i Paesi pianifichino specifiche -e comuni- azioni per prevenire i rischi ed i danni che possono incontrare online, una speranza viene proprio dalla tecnologia. L’intelligenza artificiale ha il potenziale per contrastare in maniera più celere ogni tipo di abuso sui minori, indentificando maltrattatori e vittime. Nel 2018 Google ha annunciato l’introduzione di un nuovo sistema per rilevare i casi di abuso. La società ha riferito che nei test l’utilizzo dell’intelligenza artificiale ha migliorato il tasso di rilevazione del 700%. Microsoft Germania sta lavorando con la Polizia del Paese a sviluppare un sistema che può individuare video di abusi, e iniziative analoghe sono in atto nei Paesi Bassi, in Australia e nel Regno Unito.