ROMA – Raccontare la tecnologia e l’innovazione digitale come strumenti utili a costruire un mondo migliore, più sostenibile. Questo l’obiettivo con cui nasce, dall’esperienza editoriale del portale di informazione TechEconomy, TechEconomy2030.
Il portale, nato da un’idea di Stefano Epifani, presidente del Digital Transformation Institute, fornirà quotidianamente una chiave di lettura nuova, originale, della tecnologia vista come mezzo utile a dare forma a un sistema complesso e interconnesso le cui fondamenta si basano sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale, ovvero sugli obiettivi dell’Agenda 2030.
TechEconomy2030 intende contribuire, insieme alle attività di ricerca del Digital Transformaion Institute, a rispondere a domande riferite al come la tecnologia possa oggi e in futuro supportare un modello di sviluppo economico non solo positivo, ma sostenibile.
“Abbiamo iniziato, con TechEconomy, a parlare del ruolo e del senso della tecnologia come strumento di trasformazione della società otto anni fa” – racconta Stefano Epifani. “Adesso è arrivato il momento di cambiare perché pensiamo che una parte importante del mondo dell’informazione, della ricerca, della società, oggi, stia rischiando di sbagliare la domanda. Un rischio che corre ogni volta che si interroga per cercare di capire se l’intelligenza artificiale crei o distrugga posti di lavoro, ogni volta che si chiede se i big data siano uno strumento di comprensione della società o di controllo su di essa, ogni volta che si domanda se i social network creino nuove solitudini o sviluppino inedite modalità relazionali. Ogni volta, insomma, che si chiede se la tecnologia ci faccia bene o male. Perché il punto – oggi – non può essere ancora quello di cercare di capire se la tecnologia ci faccia bene o male. Non possiamo limitarci ad un ruolo di spettatori nello sviluppo di una tecnologia vissuta nelle sue evoluzioni come se non dipendesse (anche) da noi. Non possiamo, insomma, limitarci a pensare di dover subire i risultati di scelte che, in fondo, siamo noi stessi a co-determinare. Quando ci chiediamo se la tecnologia ci fa bene o male sbagliamo la domanda”.
I contenuti quotidiani di approfondimento, pertanto, non saranno focalizzati a spiegare come il digitale stia trasformando la società, ma come può accompagnare le persone nella scelta di un modo di vivere, lavorare, muoversi, consumare più sostenibile. Si analizzeranno i rischi delle tecnologie con l’obiettivo di lavorare insieme, a partire dal mondo dell’informazione, per sfruttarne i vantaggi.
“Siamo convinti – continua Epifani – che oggi sia un vero e proprio dovere sociale di chi si occupa di tecnologie e trasformazione digitale dedicare la massima attenzione possibile a questo tema perché solo guardando a questa prospettiva la società potrà comprendere come sfruttare positivamente le leve della tecnologia e del digitale”.
Insieme a TechEconomy2030, il Digital Transformation Institute ha elaborato un manifesto per l’innovazione digitale sostenibile che diventa punto di riferimento e guida anche nella costruzione del progetto editoriale.
“Le tecnologie digitali – commenta Alberto Marinelli, direttore di Coris della Sapienza di Roma e socio fondatore DTI – non si sovrappongono, rappresentano o replicano le condizioni di vita e di lavoro del mondo fisico. Questa idea che ci ha accompagnato per un paio di decenni va decisamente rimossa, anche perché è a fondamento delle dicotomia (bene vs male) che orienta la discussione pubblica. Le infrastrutture di connessione ubique, le piattaforme di comunicazione che utilizziamo nella vita quotidiana sono una parte rilevante e inseparabile delle strutture economiche, sociali e culturali che abitiamo. E’ per questo motivo che gli obiettivi dell’Agenda 2030 debbono essere rimessi al centro del dibattito e delle azioni di trasformazione digitale. E’ una responsabilità che spetta a tutti: dalle big tech companies che controllano i nostri dati alle aziende che presidiano i cicli industriali tradizionali; ma soprattutto spetta alla politica, che è chiamata a riorientare le priorità dell’azione di governo”.
“Il Digital Transformation Institute, nato ormai da tre anni, diventerà il “motore” del nostro cambiamento, a partire da un progetto editoriale che prende da Tech Economy le persone, le idee, le esperienze maturate in tanti anni e le proietta verso un nuovo obiettivo” – conclude Epifani. “Siamo convinti che questi due mondi, per funzionare, debbano toccarsi più di quanto non abbiano fatto finora. Vogliamo impegnarci per fornire il nostro contributo in questa direzione”.
Tech economy 2030 è il primo portale italiano interamente dedicato alla tecnologia per la sostenibilità. Tech economy 2030 nasce dalla convergenza delle esperienze di Tech Economy, avventura nata nel 2012 come una delle prime iniziative editoriali dedicate alla networked economy, ed il Digital Transformation Institute, fondato nel 2015 per sviluppare attività di ricerca sui temi della trasformazione digitale. Tech economy 2030 vede nella tecnologia digitale uno strumento funzionale alla costruzione di un futuro migliore. Tech economy 2030 considera infatti la tecnologia come una risorsa della quale comprendere le dinamiche, conoscere i rischi, capire le caratteristiche e sviluppare le possibilità per contribuire a realizzare gli obiettivi di sostenibilità ambientale, economica e sociale che rappresentano la strada per lo sviluppo di un mondo sostenibile, così come indicato dalle Nazioni Unite con Agenda 2030
Il Digital Transformation Institute è un centro di ricerca volto allo studio del fenomeno della trasformazione digitale attraverso un approccio di tipo multidimensionale. Rappresenta un punto di incontro tra il mondo universitario della ricerca pubblica e privata, le istituzioni e le aziende per il supporto nella creazione di progetti ed attività di ricerca, per leggere il fenomeno della Digital Transformation e supportarne lo sviluppo. L’istituto è un think tank nel quale studiare le dinamiche e le logiche della digital transformation nei suoi impatti sull’economia, l’organizzazione, la società, le persone. È un hub di competenze provenienti da esperti ed organizzazioni ed ha l’obiettivo di leggere il fenomeno della digital transformation per supportarne lo sviluppo sostenibile, contribuendo alla creazione di una società della conoscenza.