Come funziona questa biblioteca digitale? Informazioni e materiali prodotti dalle associazioni di pazienti, ma anche da enti pubblici, aziende farmaceutiche e dispositivi biomedici, vengono preventivamente esaminate e validate da un team multidisciplinare di ‘Tonic App’ che seleziona, analizza e verifica tutte le informazioni. L’applicazione, accreditata a livello internazionale, è stata creata nel 2016 in Portogallo ed è presente al momento in Italia, Francia, Spagna e Portogallo, con oltre 110.000 medici già iscritti. Ad oggi la biblioteca digitale conta già circa 300 ontenuti.
“Il rischio di disinformazione – spiegano i promotori- particolarmente elevato in ambito sanitario, ha portato a una crescente richiesta di fonti di informazione affidabili per pazienti e familiari, come anche per gli stessi operatori sanitari che li curano”. Attraverso la piattaforma di ‘Tonic App’, i medici possono condividere al momento contenuti su 75 malattie diverse, dalla prevenzione alle terapie, rispondendo anche a preoccupazioni e domande più frequenti da parte di pazienti e familiari. Ad oggi i più presenti sulla piattaforma sono medici di medicina generale, neuropsichiatri, specialisti in medicina fisica e riabilitativa, neurologi e chirurghi del cavo orale.
Per questo, la partnership europea “è un importante contributo all’alfabetizzazione sanitaria- spiega Tarcisio Levorato, presidente di associazione Epilessia- e uno strumento fondamentale per i medici per aiutare i loro assistiti ad affrontare la loro condizione, per gestire la loro ansia e anche per combattere la disinformazione che si diffonde attraverso internet e i social media in questo settore”. Per Edoardo Fiorini, presidente dell’associazione Palinuro, ‘Tonic App’ “aiuta le persone ad avere fiducia nelle informazioni che leggono su malattie e trattamenti, ma anche sugli stili di vita che possono adottare per mantenersi in salute. Le informazioni, quando veicolate dal medico, acquistano maggiore credibilità e la piattaforma digitale facilita questa condivisione”. Si tratta di “informazioni di cui i pazienti possono fidarsi, perché vengono fornite dal loro medico nel contesto di un consulto- conferma Pinho Costa- in un modo molto semplice, facilitato dalla tecnologia”.