(PRIMAPRESS) – MILANO – Sulla testa dell’armatore Vincenzo Onorato, si abbatte una nuova tegola. La transazione tra la compagnia danese Dfds e Moby non si farà per un blocco posto da UniCredit, la banca che svolge un ruolo di security agent nell’operazione. L’istituto bancario non ha dato il consenso alla liberazione delle ipoteche che gravano sulle navi Moby Aki e Moby Wonder: le due unità che sarebbero dovute passare nelle mani di Dfds in cambio di liquidità e delle più datate King Seaways e Princess Seaways.L’accordo era stato peraltro alla base dell’istanza di fallimento presentata poche settimane fa proprio contro Moby da alcuni hedge fund detentori di obbligazioni della compagnia. Questi lamentavano il fatto che l’operazione avrebbe provocato una sensibile diminuzione del patrimonio a garanzia dei loro titoli e avevano quindi avanzato un’ipotesi di «insolvenza prospettica», poi respinta dal Tribunale di Milano.
Ora la situazione per il gruppo guidato da Vincenzo Onorato si fa complicata, in quanto proprio la vendita della Aki e della Wonder sarebbe servita a garantire preziose risorse finanziarie a una compagnia che ha chiuso il 2018 con perdite per 62,6 milioni di euro (rispetto ai 22,9 milioni di utili del 2017). All’epoca dell’annuncio dell’accordo, il Fatto Quotidiano parlava in particolare di plusvalenze per almeno 70 milioni di euro.
Durissima è stata quindi la presa di posizione di Moby, che in una nota si è detta pronta ad adire le vie legali contro Unicredit. Stando alla società di traghetti, l’istituto di credito sarebbe infatti stato contrattualmente tenuto a dare il via libera all’operazione: «La vicenda è incredibile e ingiustificabile, perché Moby ha richiesto, come da prassi, l’assenso alla cancellazione delle ipoteche sin dal 20 settembre e a oggi Unicredit non si è neppure degnata di rispondere ufficialmente, limitandosi colpevolmente ad attendere la scadenza dei termini di consegna». – (PRIMAPRESS)