VERONA – Entra nel vivo il Roadshow di Vinitaly, il viaggio in tre continenti per promuovere l’unicità dell’offerta delle produzioni made in Italy e consolidare i rapporti in mercati strategici per l’export.
Dopo le prime tappe in Austria e a Princeton negli Usa, atterra oggi a New York (fino a domani) e in contemporanea nel Vecchio Continente, a Copenaghen, con l’appuntamento che prevede la presenza di decine di operatori e top buyer danesi.
Esordio del Roadshow di promozione del vino italiano e di incoming di buyer targato Vinitaly, la tappa austriaca di Rust (19 gennaio), secondo Veronafiere, ha dimostrato tutta la centralità del brand Italia per la domanda austriaca. Sono infatti circa 80 i professionisti del settore intervenuti ai tasting di altrettante etichette tricolore per l’avvio del tour che, nel giro di un mese, porterà Vinitaly in 3 continenti. Secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly, il Belpaese è storicamente il principale fornitore di vino in Austria: su un totale di 224 milioni di euro e 700 mila ettolitri importati nel 2021, il prodotto italiano rappresenta infatti una quota a volume del 60%, con una crescita poderosa del comparto spumanti, prima voce dell’export tricolore con 76mila ettolitri. L’obiettivo di Vinitaly è consolidare una leadership minacciata in particolare dalla crescita del competitor tedesco, che nell’ultimo decennio ha eroso di 5 punti la quota di mercato italiana.
È stata invece Princeton a dare il via ieri alla 3 giorni del vino made in Italy negli Usa, principale mercato enologico al mondo con un valore di oltre 7 miliardi di dollari di vino importato nel 2021. Qui il primo fornitore a valore è la Francia (36% del totale e +9% di crescita media annua – Cagr – 2021/10, determinato dal rimbalzo clamoroso dello Champagne nel post-Covid), seguita dall’Italia (32% di quota e Cagr a +6%, generato dalla crescita del Prosecco), leader a volume. Oltre al Prosecco, che dal 2017 al 2021 ha registrato una crescita media annua del 22% (+1% la performance dei fermi), tra le tipologie italiane più rappresentative prevalgono a valore i vini rossi toscani Dop – soprattutto Chianti, Chianti Classico e Brunello – che movimentano un export di oltre 214 milioni di euro (2021), assieme ai bianchi del Nordest, ovvero Pinot grigio e Soave: 224 milioni complessivi, suddivisi equamente tra Veneto e Trentino-Alto Adige. Per Vinitaly, l’obiettivo è consolidare le piazze storicamente presidiate dall’Italia e aprire strade importanti in aree a forte sviluppo potenziale. Ai banchi di degustazione di Princeton e New York circa un centinaio di operatori tra buyer e stakeholder del comparto vino.
Con la tappa danese odierna (Copenaghen 24 gennaio) – alla quale sono attesi più di 50 partecipanti –, Vinitaly sbarca su una delle destinazioni più vivaci del Nord Europa sul fronte della domanda, con un valore import nel 2021 di 774 milioni di euro e un volume di circa 2,1 milioni di ettolitri. Primo Paese fornitore di vino è l’Italia, con una quota di mercato per volume pari al 22%, in sensibile aumento rispetto al 2010 (Cagr +2%). Seguono Francia (stabile), Spagna (+3% e quota del 13%) e Australia. In forte crescita, anche qui, gli spumanti tricolore, che segnano un progressivo dal 2010 del 3%, equivalenti a 33mila ettolitri di prodotto nel 2021.
ll Roadshow, realizzato assieme a Ice-Agenzia, è lo strumento operativo di un progetto di presidio stabile sui mercati chiave al servizio del made in Italy. Tredici tappe in 9 Paesi – che valgono complessivamente i 2/3 delle esportazioni italiane – al centro della promozione e del b2b di Vinitaly per un programma scelto in base all’analisi delle piazze – consolidate ed emergenti – considerate a maggior sviluppo potenziale per il vino italiano.